« Cala novembre »

29 ottobre 2006 @ 22:40

posso ringraziare quel pezzo di terra che ho ancora dietro casa, e la mia mamma che ha ancora le abitudini da contadina se non passo tutta la mia vita dietro uno schermo a vivere una vita parallela. Ho ancora dei momenti da contadinotto.

Ieri abbiamo preso il nostro pomeriggio di lavoro nell’orto, si sono tirate su le ultime piante di pomodoro ormai secche e le melanzane.

Abbiamo raccolto le ultime carote, ho fatto fuori l’ultima benzina nella motozappa per non lasciarla a marcire per tutto l’inverno, poi l’ho pulita dal fango, ho pulito anche il taglierba e ho messo tutto in rimessa. Per quest’anno niente più tagli di prato ne zappate.

Abbiamo fatto un bel falò di tutte le sterpaglie, i rami secchi, i pezzi della vecchia cuccia del mio cane e di tutta quella legnetta accumulata in un anno di campo.

Sono stato fino al buio davanti alle scintille del fuoco che bruciava. L’anno chiude i battenti, è una cosa senti nel colore del cielo e delle foglie, nell’erba che non cresce più, nel terreno fangoso. E’ ora di andare a nanna, è ora di bruciare l’anno vecchio.

Anche se stasera una ventata dal deserto ha riportato l’estate (22°!) per un momento. Queste sono le serate che forse più mi piacciono. L’aria è tersa, la luna è limpida e si sta di un bene che vorresti non finisse mai.

Ma la sera poi è diventata fredda, questa è solo la promessa che fra qualche mese tornerà il caldo, tornerà il sole.

PS: E’ in questi momenti che realizzo come mia mamma sia nata in una cascina, abbia passato l’infanzia a dar il pastone agli animali e a coltivare i campi. Per loro Milano era un viaggio. L’Inghilterra lontanissima, il Giappone un paese improbabile il Natale un’occasione unica per mangiare i fichi secchi ed i datteri.

Io vado a Milano tutti i santi giorni, posso andare a Londra per pochi soldi, sono stato dall’altra parte del mondo senza essere Indiana Jones. Conosco persone di tutta Italia, posso parlare con loro in poco meno di un secondo, ho tutto il mondo a portata di click.

Non c’è stata generazione come la nostra che abbia subito un’accelerazione così enorme in tutta la storia, e non si fermerà. Dove saremo domani? Dove andremo nel tempo di una stagione?