« Life’s complicated »

1 luglio 2010 @ 17:05

Delle volte potete chiedervi com’è lavorare in una pubblica amministrazione.

E’ così:

Schema delle immatricolazioni dell'università

Cos’è questo? E’ lo schema delle pagine per le immatricolazioni in una pubblica  università italiana di medio-grandi dimensioni.

Pensavate mica vengo-saluto-mi-iscrivo?

Come fa ad essere così complicato? Beh, è facile:

  • i corsi a numero programmato viaggiano su un binario a parte perchè hanno un test di accesso, per cui hanno il sacro bando che dice tutto
  • i corsi di laurea sono stati riformati due volte da quando io sono qui (leggi 590 e 270), questo produce tutta una serie di eccezioni. C’è un corso di laurea che, non si sa come, è riuscito a non essere riformato nemmeno una volta, in pratica è rimasto a prima del 1998.
    Questa pletora di norme entra a gamba tesa e trasversalmente in tutti i corsi di laurea, soprattutto se si parla di trasferimenti
  • le università hanno la cosiddetta autonomia didattica, il che da diritto ad introdurre modifiche a livello locale.
    Questo non sarebbe un gran problema, senonchè in realtà le modalità non vengono decise dall’università ma dalle singole facoltà che in pratica operano ognuna-per-se.
    Qui ci sono otto facoltà, immaginatevi cosa può uscire da questa combo.
    Per esempio adesso va di moda fare un test agli studenti per valutare se ne sanno abbastanza per fare l’università. solo che:
    – il test a volte lo puoi fare dopo esserti iscritto mentre a volte lo devi fare prima
    – il test può essere obbligatorio o no
    – se fallisci il test puoi essere obbligato a seguire un corso di recupero oppure no
    – se fallisci il test ti possono essere bloccati gli esami oppure no
    Chiaramente ogni facoltà ha deciso per se adottando una combinazione casuale di questi elementi

E’ chiaro che a queste condizioni non esiste una procedura semplice ed intuitiva per spiegare a un povero niubbo come ci si iscrive all’università.

E’ impossibile perchè non è possibile semplificare più di tanto quello che in realtà è estremamente complesso.

Quel che si può fare è cercare  di costruire una strada a prova di errore che guidi il massimo numero di persone sulla retta via, ma è dura…

« PEC: Primati Elettrauti Certificati »

27 aprile 2010 @ 14:12

Non so se stamattina a tutti telegiornali avete sentito il roboante annuncio che il governo offre una casella PEC a tutti gli Italiani.

PEC sta per Posta Elettronica Certificata, in pratica le mail mandate da questa casella a un’altra PEC hanno una sistema di verifiche che le rende legalmente valide al pari della raccomandata con ricevuta di ritorno.

Inoltre le Pubbliche amministrazioni  dovrebbero essere dotate per legge di una casella PEC, per cui puoi (in teoria) mandare mail a valore legale che le PA non possono far finta di non aver ricevuto.

Mi son chiesto se almeno questa volta avessero fatto le cose a modino, di cui dubitavo, e ho provato a farmi fare la mia PEC.

  1. Vai sul sito.
  2. Metti  nome, cognome e codice fiscale nella prima pagina della form.
    Notare il codice fiscale perché è di importanza capitale: quando ti chiedono il codice fiscale nove volte su dieci è per impedirti di iscriverti più di una volta.
    Io già mi insospettivo e cominciavo a capire che sarebbe finita male, anche perchè il sito era lento e dava segni di cedimento.
  3. Passa alla seconda pagina, metti la mail secondaria, la password, le domande segrete per la password e altri dati vari
    Nessuno mi ha chiesto quale username (tipo gerryino@….) volessi per la casella. Sempre più sospetto, sempre più paura.
  4. A questo punto succede il patatrac, il sito già un po’ comatoso muore fra il secondo e il terzo step della registrazione

A questo punto paura. Hanno i miei dati ma io non so se la procedura è andata a buon fine e soprattutto non mi hanno consegnato lo username.

  1. Provo a ripetere la registrazione. Naturalmente non si può, hanno già registrato il mio codice fiscale e non posso reiscrivermi. Ne deduco che probabilmente la registrazione è andata a buon fine anche se il sito è collassato
  2. Provo a recuperare la password… naturalmente SERVE LO USERNAME che non ho potuto avere causa collasso del sito. Fuck.
  3. Scrivo. Non puoi. C’è solo un call center che mi costringerà a stare ore al telefono per spiegare che io non conosco il mio username a una scimmietta ammaestrata a chiedermi lo username come prima cosa.

Brunetta caro, avrei degli appunti da farti

  1. Quando fai un sito, una web form o un programma in generale devo sempre pensare a cosa succede quando le cose vanno storte.  E devi verificare che non provochino un disastro insanabile.
  2. Grazie per avermi detto che la password deve essere di almeno 8 caratteri, con un numero e una lettera maiuscola. Un po’ meno grazie per non avermi detto che i caratteri devono essere esclusivamente alfanumerici, costringendomi a rimetterla per 5 volte prima di arrivarci da me.
  3. Un’azienda che non ha altri mezzi per contattarla che un call center non è un’azienda seria o è talmente monopolista che se ne può fregare della soddisfazione dei suoi clienti.

Elettrauti al lavoro.